La genesi dell’assistenza all’infanzia in Italia: storia e sviluppo tra XVIII e XIX Secolo
L’assistenza all’infanzia nacque in Europa alla fine del XVIII secolo e all’inizio del XIX secolo come risposta all’esigenza delle donne di entrare nel mondo del lavoro. Inizialmente, la sua istituzione non era legata al diritto educativo dei bambini, ma piuttosto a esigenze politiche e sociali. Con l’industrializzazione, le madri avevano avuto la possibilità di lavorare e contribuire al sostentamento della famiglia, ma le difficili condizioni di vita della classe operaia e le conseguenze del boom industriale avevano reso impossibile alle madri occuparsi dei propri figli.
La necessità di lavorare era alta, i salari erano bassi e le ore lavorative erano estremamente lunghe. Di conseguenza, le madri non potevano permettersi di abbandonare il lavoro, perché non erano tutelate e avrebbero rischiato di perdere il loro posto di lavoro.
Le donne si trovarono così costrette a lavorare e a lasciare i loro figli a casa per l’intera giornata, con elevati rischi di abbandono e di crescita del tasso di mortalità infantile.
In Italia, a causa del ritardo nello sviluppo dell’industrializzazione, la diffusione di strutture di aiuto e servizio all’infanzia si realizzò in ritardo. I primi esempi di assistenza all’infanzia furono le prime scuole e custodie, a carattere privato (spesso religioso), nate per aumentare il tasso di alfabetizzazione e la disponibilità lavorativa delle donne.
I cosiddetti “presepi” iniziarono a diffondersi nella seconda metà del XIX secolo, soprattutto nel nord Italia (Venezia 1854, Torino 1859) e in misura minore nell’Italia centrale (Firenze 1865, Roma 1871)
Il reggiano prima dell’unità d’Italia
Nel 1841 fu istituito il primo asilo a Guastalla, seguito a Reggio dall’asilo Israelitico (1846) e dall’asilo Manodori (1860). Tra il 1866 e il 1870, aprirono altri 12 asili. In totale, 16 asili accoglievano 1345 alunni (con una media di 85 alunni per asilo) e 34 insegnanti/assistenti.
In territorio reggiano nel 1841 Francesco Paralupi fondò il primo asilo infantile di carità con l’aiuto di Zaccaria Biagi e Luigi Rabò. L’istituzione, sostenuta da una sottoscrizione popolare, accolse circa cinquanta bambini dai 2 anni e mezzo ai 6 anni, adottando l’approccio laico di Ferrante Aporti, pioniere delle scuole infantili gratuite.
Aporti e Paralupi erano in stretto contatto, condividendo l’idea dell’educazione come strumento per il progresso sociale e civile. Aporti si dedicò alla formazione degli insegnanti, alla creazione di scuole festive di disegno e architettura e progettò scuole tecniche.
Nell’ambito della tradizione educativa cattolica, le influenze liberali spingevano a riconoscere la necessità di libertà ed emancipazione del popolo. Cattolici liberali come Paralupi, aspiravano a una Chiesa militante al fianco dei poveri, espressione dei principi evangelici e strumento di cambiamento sociale e politico.
L’Asilo Manodori
Pietro Manodori, già fondatore della locale Cassa di Risparmio e Presidente del Monte di Pietà, nel 1860 rilevò, a proprie spese, il Palazzo Da Mosto in via Mari nel centro di Reggio per fondare il primo asilo infantile di Reggio, offrendo istruzione gratuita a tutti i bambini. L’asilo, inizialmente solo per maschi, accolse in seguito anche femmine. L’innovazione di questa struttura era l’approccio educativo ed economico laico, non legato a poteri politici o religiosi. Per Manodori, l’educazione era fondamentale per migliorare il futuro dell’individuo e dell’umanità. Divenuto sindaco, fu uno dei protagonisti dell’innovazione urbanistica e sociale alla città all’indomani dell’Unità d’Italia. L’ Asilo Manodori ha proseguito la sua attività fino al 1991.